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M.E.R.A.V.I.G.L.I.O.S.O. ❤️❤️❤️
Forwarded from Cesare Sacchetti (Caesar Sacchetti)
La Schlein si starebbe mettendo contro tutti i maggiorenti dell'establishment piddino. Il PD era già lacerato prima. Elly Schlein sarà il detonatore definitivo che farà saltare ciò che resta del Nazareno.
Forwarded from Cesare Sacchetti (Caesar Sacchetti)
Se il PD è sull'orlo della scissione, nel centrodestra non sono messi meglio. C'è il rischio che la giunta regionale di centrodestra nemmeno si faccia per dissidi sulle poltrone da spartire. La costatazione da fare è la stessa che abbiamo già fatto da un po' di tempo a questa parte. Questi partiti hanno ormai da diverso tempo esaurito il loro ciclo vitale. Non rappresentano più nessuno e la classe politica che li componeva è ormai giunta al tramonto.
Forwarded from Sapere è un Dovere
AVIARIA, ci riprovano. 🤡💩
C'è un documento del passato dove i giornalisti e dottori sputtanarono questa farsa inventata.
Guarda questo video:
LA FALSA PANDEMIA 👉 https://t.me/sapereeundovere/595
C'è un documento del passato dove i giornalisti e dottori sputtanarono questa farsa inventata.
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LA FALSA PANDEMIA 👉 https://t.me/sapereeundovere/595
Forwarded from Guerrieri per la libertà
<<Migliaia di anatre sono ammassate in un fosso PER ESSERE SEPOLTE VIVE in seguito allo scoppio della infettosissima INFLUENZA AVIARIA>>
Questa è la prossima. Ve lo avevamo preannunciato. Lo stanno facendo ovunque. Sono MOSTRI.
BISOGNA PARLARE ORA - mentre le persone NON SONO ANCORA STATE TRASFORMATE IN ANIMALI IRRAZIONALI DALLA PAURA - bisogna SMONTARE le loro menzogne, con l'ironia, con lo scherno, con il disprezzo per le loro tattiche, le loro "misure sanitarie", i loro "obblighi". O ARRIVIAMO PRIMA NOI O ARRIVANO PRIMA LORO. L'OBIETTIVO È LA TESTA DELLA GENTE.
Tutti fate, agite e combattete perché ne va della nostra libertà e della nostra vita. NON SIATE TIMIDI O TIMOROSI ⚔️ ⚔️⚔️
T.me/irimasti
https://t.me/guerrieriperlaliberta
Questa è la prossima. Ve lo avevamo preannunciato. Lo stanno facendo ovunque. Sono MOSTRI.
BISOGNA PARLARE ORA - mentre le persone NON SONO ANCORA STATE TRASFORMATE IN ANIMALI IRRAZIONALI DALLA PAURA - bisogna SMONTARE le loro menzogne, con l'ironia, con lo scherno, con il disprezzo per le loro tattiche, le loro "misure sanitarie", i loro "obblighi". O ARRIVIAMO PRIMA NOI O ARRIVANO PRIMA LORO. L'OBIETTIVO È LA TESTA DELLA GENTE.
Tutti fate, agite e combattete perché ne va della nostra libertà e della nostra vita. NON SIATE TIMIDI O TIMOROSI ⚔️ ⚔️⚔️
T.me/irimasti
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Ecco cosa accade se tratti male un Gatto! 😄😄😄
ILLUMINAZIONE è il conseguire uno stato di collegamento con il proprio IO SONO al fine di avere dentro di sé come un faro, un punto di riferimento che ti indica sempre cosa fare; è la vera guida interiore.
L'illuminazione è un fatto, un evento che avviene in un determinato momento, ma né il tempo né il luogo è dato sapere di quando possa accadere e NON ESISTE ALCUN metodo o tecnica per giungere all'illuminazione, è un evento che se si presenta, il più delle volte, senza alcun senso o logica; Buddha avrebbe ricevuto l'illuminazione sotto un albero.
Cosa succede nel momento dell'illuminazione? Accade ciò che è descritto come i cieli che si aprono (ed i cieli si aprirono, ed ecco, io vidi); accade che senti distintamente la tua testa, il tuo cervello, che si apre ed esplode verso l'alto come fossero bambole matrioske non via via più piccole, ma via via più grandi e booom, booom boom, sempre di più, sempre di più, sempre di più: la sensazione di esplosioni successive sempre più estese e più larghe nello spazio fino a raggiungere quel puntino infinitamente lontano ma ora così vicino che da quel momento sarai sempre in contatto: è la tua guida IO SONO, il tuo centro di gravità permanente. Senti che io tuo cervello diviene sempre più grande, fino a perdersi nell'infinita grandezza.
Una persona l'ha ricevuta mentre stava ponendo ad un'altra una domanda (era una domanda relativa al parallelismo dei sette cieli con i setti livelli della piramide della consapevolezza) e boom, boom boom, boom il cervello esplodeva da dentro se stesso verso l’alto e sempre più lontano diverse volte fino a che la coscienza arrivava a raggiungere/contattare quel centro di gravità permanente che da quel momento è sempre stato lì.
Così come la natura decidere quando far schiudere l'uovo, noi non possiamo anticipare quel momento, ma possiamo lavorare affinché quando quel momento arriva siamo lì, pronti.
L'illuminazione serve a portarci alla realizzazione del Sé soddisfacendo la realizzazione del tuo progetto animico nel mondo materiale.
L'illuminazione è un fatto, un evento che avviene in un determinato momento, ma né il tempo né il luogo è dato sapere di quando possa accadere e NON ESISTE ALCUN metodo o tecnica per giungere all'illuminazione, è un evento che se si presenta, il più delle volte, senza alcun senso o logica; Buddha avrebbe ricevuto l'illuminazione sotto un albero.
Cosa succede nel momento dell'illuminazione? Accade ciò che è descritto come i cieli che si aprono (ed i cieli si aprirono, ed ecco, io vidi); accade che senti distintamente la tua testa, il tuo cervello, che si apre ed esplode verso l'alto come fossero bambole matrioske non via via più piccole, ma via via più grandi e booom, booom boom, sempre di più, sempre di più, sempre di più: la sensazione di esplosioni successive sempre più estese e più larghe nello spazio fino a raggiungere quel puntino infinitamente lontano ma ora così vicino che da quel momento sarai sempre in contatto: è la tua guida IO SONO, il tuo centro di gravità permanente. Senti che io tuo cervello diviene sempre più grande, fino a perdersi nell'infinita grandezza.
Una persona l'ha ricevuta mentre stava ponendo ad un'altra una domanda (era una domanda relativa al parallelismo dei sette cieli con i setti livelli della piramide della consapevolezza) e boom, boom boom, boom il cervello esplodeva da dentro se stesso verso l’alto e sempre più lontano diverse volte fino a che la coscienza arrivava a raggiungere/contattare quel centro di gravità permanente che da quel momento è sempre stato lì.
Così come la natura decidere quando far schiudere l'uovo, noi non possiamo anticipare quel momento, ma possiamo lavorare affinché quando quel momento arriva siamo lì, pronti.
L'illuminazione serve a portarci alla realizzazione del Sé soddisfacendo la realizzazione del tuo progetto animico nel mondo materiale.
Forwarded from ⚡GIULAMASCHERA- Il Risveglio ✨ (Tiziana)
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Dimenticavo che oggi sarebbe stato il compleanno di LUCIO BATTISTI.
Ecco due tra le canzoni che preferisco di più, Un'avventura (live dal festival Sanremo 1969) e Una donna per amico (video del 1978).
Domani altre info ed un'intervista esclusiva.
Ciao Lucio.
Ecco due tra le canzoni che preferisco di più, Un'avventura (live dal festival Sanremo 1969) e Una donna per amico (video del 1978).
Domani altre info ed un'intervista esclusiva.
Ciao Lucio.
LETTERA APERTA DI ADRIANO CELENTANO A LUCIO BATTISTI
Corriere della sera, Milano 5 ottobre 1998
------------- parte 1 ------------
Senza alcun sospetto e collegamento, Adriano Celentano, una ventina di giorni dopo la morte di Lucio, il 5 ottobre 1998, acquista un grosso spazio sul Corriere della Sera per "scusarsi" con Lucio: quattro anni prima Adriano aveva mancato ad una promessa fatta a Lucio di cui non riusciva a perdonarsi e Lucio non aveva più accettato neanche di rispondergli al telefono. La cosa strana dell'evento è che Adriano non sospetta che sarà colui che canterà la "sua" canzone.
Questa è la lettera aperta che Adriano ha voluto "dedicare" a Lucio; si deve leggere come si ascoltasse Adriano parlare. Il titolo è:
Un'estate con Lucio Battisti e quel sogno impossibile con Mina
Quel giorno, era un pomeriggio d'estate, quando tu e Grazia avete incontrato Claudia (Claudia Mori, NDR) al mercato di Lecco.
"Indovina chi ho visto - mi disse la sposa, raggiante di gioia - Lucio Battisti e Grazia (Grazia è la moglie di Battisti, NDR)!".
"Ma va?!... E lui cosa diceva?". "Ci siamo abbracciati, parlavamo così ad alta voce che tutta la gente del mercato era attorno a noi, sembrava la festa del paese... ammazza, diceva lui: siamo a due passi l'uno dall'altro e non ci vediamo mai".
"Ma gli hai detto di venire qui?".
"Secondo te, dopo tanti anni che non vedo Lucio, io che conosco tutte le sue canzoni a memoria, lo incontro al mercato e non gli dico di venire qui?...".
"Non sarebbe una novità, magari ti sei dimenticata la sua canzone più importante...".
"E` più facile che dimentichi una delle tue di canzoni...". "Allora vengono?!?". "Domani saranno a pranzo da noi".
Corsi subito fuori in giardino a chiamare Vittorio, il mio contadino fedele, per dirgli di tagliare l'erba.
"Ma l'ho appena tagliata!", mi disse lui. "Fa niente, tagliala un'altra volta!"
Non c'è cosa peggiore che lo fa irritare come quando gli dici di rifare un lavoro che ha appena fatto. Per lui è come scalare il K2.
(segue 👇👇👇👇👇👇👇👇)
Corriere della sera, Milano 5 ottobre 1998
------------- parte 1 ------------
Senza alcun sospetto e collegamento, Adriano Celentano, una ventina di giorni dopo la morte di Lucio, il 5 ottobre 1998, acquista un grosso spazio sul Corriere della Sera per "scusarsi" con Lucio: quattro anni prima Adriano aveva mancato ad una promessa fatta a Lucio di cui non riusciva a perdonarsi e Lucio non aveva più accettato neanche di rispondergli al telefono. La cosa strana dell'evento è che Adriano non sospetta che sarà colui che canterà la "sua" canzone.
Questa è la lettera aperta che Adriano ha voluto "dedicare" a Lucio; si deve leggere come si ascoltasse Adriano parlare. Il titolo è:
Un'estate con Lucio Battisti e quel sogno impossibile con Mina
Quel giorno, era un pomeriggio d'estate, quando tu e Grazia avete incontrato Claudia (Claudia Mori, NDR) al mercato di Lecco.
"Indovina chi ho visto - mi disse la sposa, raggiante di gioia - Lucio Battisti e Grazia (Grazia è la moglie di Battisti, NDR)!".
"Ma va?!... E lui cosa diceva?". "Ci siamo abbracciati, parlavamo così ad alta voce che tutta la gente del mercato era attorno a noi, sembrava la festa del paese... ammazza, diceva lui: siamo a due passi l'uno dall'altro e non ci vediamo mai".
"Ma gli hai detto di venire qui?".
"Secondo te, dopo tanti anni che non vedo Lucio, io che conosco tutte le sue canzoni a memoria, lo incontro al mercato e non gli dico di venire qui?...".
"Non sarebbe una novità, magari ti sei dimenticata la sua canzone più importante...".
"E` più facile che dimentichi una delle tue di canzoni...". "Allora vengono?!?". "Domani saranno a pranzo da noi".
Corsi subito fuori in giardino a chiamare Vittorio, il mio contadino fedele, per dirgli di tagliare l'erba.
"Ma l'ho appena tagliata!", mi disse lui. "Fa niente, tagliala un'altra volta!"
Non c'è cosa peggiore che lo fa irritare come quando gli dici di rifare un lavoro che ha appena fatto. Per lui è come scalare il K2.
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-------- Parte 2 ------------
"Anche l'altra volta - si lamentava - quando venne Mina, mi ha fatto tagliare l'erba due volte".
"Sempre, quando arrivano i forti - risposi - bisogna tagliare l'erba due volte". Sebbene abituato a questo tipo di dialogo rimase un po' perplesso: "Non che voglia entrare nelle sue cose private - mi disse con un filo di sarcasmo - è solo per sapermi regolare: ce ne sono ancora tanti?"
"Di cosa?".
"Di forti!"
"No, siamo solo in tre". "In tutta Italia, immagino". "In tutta Europa".
Quell'affermazione, da parte mia, in modo così deciso, gli aveva fatto ritornare il sorriso sulle labbra. Per lui non era tanto importante il fatto che tu, Mina e io fossimo i più forti, quanto, invece, il fatto che fossi io a crederlo; questo lo tranquillizzava sapendo poi che l'ordine di tagliare l'erba due volte nello stesso giorno valeva solo per tre persone. La mattina seguente la giornata era splendida, il prato sembrava un biliardo e tutto era in ordine per la tua entrata.
Ci fu un grande abbraccio e la stretta, ricordo, fu abbastanza forte. Erano passati 25 anni dall'ultima volta che ci eravamo visti. Tu non eri ancora nessuno e venisti con Mogol a casa mia a Milano. "Ti presento un ragazzo di cui fra non molto sentirai parlare - mi disse Mogol con la sua solita aria ultra esuberante quando è convinto di una cosa -. E' un autore straordinario e insieme abbiamo fatto una canzone per te da un milione di copie". Devo dire che quando ti vidi la prima volta non mi piacevi tanto. Forse perché mentre Mogol ti esaltava, io ti guardavo e tu non facevi niente per smorzare la valanga di elogi che lui riversava su di te. Più tardi poi capii che quello era il tuo modo di fare e anche per questo eri simpatico.
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"Anche l'altra volta - si lamentava - quando venne Mina, mi ha fatto tagliare l'erba due volte".
"Sempre, quando arrivano i forti - risposi - bisogna tagliare l'erba due volte". Sebbene abituato a questo tipo di dialogo rimase un po' perplesso: "Non che voglia entrare nelle sue cose private - mi disse con un filo di sarcasmo - è solo per sapermi regolare: ce ne sono ancora tanti?"
"Di cosa?".
"Di forti!"
"No, siamo solo in tre". "In tutta Italia, immagino". "In tutta Europa".
Quell'affermazione, da parte mia, in modo così deciso, gli aveva fatto ritornare il sorriso sulle labbra. Per lui non era tanto importante il fatto che tu, Mina e io fossimo i più forti, quanto, invece, il fatto che fossi io a crederlo; questo lo tranquillizzava sapendo poi che l'ordine di tagliare l'erba due volte nello stesso giorno valeva solo per tre persone. La mattina seguente la giornata era splendida, il prato sembrava un biliardo e tutto era in ordine per la tua entrata.
Ci fu un grande abbraccio e la stretta, ricordo, fu abbastanza forte. Erano passati 25 anni dall'ultima volta che ci eravamo visti. Tu non eri ancora nessuno e venisti con Mogol a casa mia a Milano. "Ti presento un ragazzo di cui fra non molto sentirai parlare - mi disse Mogol con la sua solita aria ultra esuberante quando è convinto di una cosa -. E' un autore straordinario e insieme abbiamo fatto una canzone per te da un milione di copie". Devo dire che quando ti vidi la prima volta non mi piacevi tanto. Forse perché mentre Mogol ti esaltava, io ti guardavo e tu non facevi niente per smorzare la valanga di elogi che lui riversava su di te. Più tardi poi capii che quello era il tuo modo di fare e anche per questo eri simpatico.
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------- Parte 3 ---------
La canzone era "Per una lira". Ti dissi francamente che non mi piaceva. Allora Mogol cercava con tutte le sue forze di far leva sul testo, e noi lo sappiamo come si trasforma quando è seriamente convinto di una cosa: piano, piano, spalancava gli occhi come un animale di fronte alla sua preda e si avvicinava, si avvicinava mentre, la sua bocca a due centimetri dalla mia, si muoveva come un polipo parlandomi ovunque, negli occhi, sui capelli, recitandomi il testo nelle orecchie, nei buchi del naso, sussurrandomelo come se volesse ipnotizzarmi: "Ti rendi conto che quest'uomo per una lira vende tutti i sogni suoi - mi diceva - e per una lira ci mette dentro anche lei".
"E infatti mi sembra poco", obbiettai, e qui per la prima volta, ti vidi ridere.
Fu così accattivante la tua risata che quasi mi dispiaceva doverti dire di no, ma fui fermo nella decisione anche con Mogol, pur ammettendo la validità del testo.
Ma adesso era diverso. Adesso, per dire circa quattro anni fa, è stata l'ultima volta che ci siamo visti.
Sebbene un po' ingrassato, anche il mio contadino quando ti vide rimase affascinato e fu contento d'aver tagliato l'erba due volte nello stesso giorno. Dopo un breve giro per il prato, tu, io, Grazia, tuo figlio e Claudia ci sedemmo attorno a un tavolo, dove di tanto in tanto una folata di vento caldo stimolava i nostri discorsi, che durarono dalle 11 del mattino fino alle due di notte. Tante sono le cose che abbiamo detto, spaziando a ruota libera sulla vita, sui caratteri della gente, ma soprattutto sul carattere di quel nostro mondo, fatto di cantanti, attori, case discografiche, cinema, televisione e avvocati.
Una strana schermaglia la nostra, dove emergeva chiaramente la voglia di criticare, senza però fare i nomi, in modo che ognuno di noi, in caso di litigio, avesse un alibi e potesse dire: "No, io non mi riferivo né a Venditti e neanche a De Gregori" (si fa per dire). Ma spesso le parole, anche se il più delle volte erano solo dei frammenti, cadevano su un personaggio di cui non si poteva non fare il nome: Mogol.
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La canzone era "Per una lira". Ti dissi francamente che non mi piaceva. Allora Mogol cercava con tutte le sue forze di far leva sul testo, e noi lo sappiamo come si trasforma quando è seriamente convinto di una cosa: piano, piano, spalancava gli occhi come un animale di fronte alla sua preda e si avvicinava, si avvicinava mentre, la sua bocca a due centimetri dalla mia, si muoveva come un polipo parlandomi ovunque, negli occhi, sui capelli, recitandomi il testo nelle orecchie, nei buchi del naso, sussurrandomelo come se volesse ipnotizzarmi: "Ti rendi conto che quest'uomo per una lira vende tutti i sogni suoi - mi diceva - e per una lira ci mette dentro anche lei".
"E infatti mi sembra poco", obbiettai, e qui per la prima volta, ti vidi ridere.
Fu così accattivante la tua risata che quasi mi dispiaceva doverti dire di no, ma fui fermo nella decisione anche con Mogol, pur ammettendo la validità del testo.
Ma adesso era diverso. Adesso, per dire circa quattro anni fa, è stata l'ultima volta che ci siamo visti.
Sebbene un po' ingrassato, anche il mio contadino quando ti vide rimase affascinato e fu contento d'aver tagliato l'erba due volte nello stesso giorno. Dopo un breve giro per il prato, tu, io, Grazia, tuo figlio e Claudia ci sedemmo attorno a un tavolo, dove di tanto in tanto una folata di vento caldo stimolava i nostri discorsi, che durarono dalle 11 del mattino fino alle due di notte. Tante sono le cose che abbiamo detto, spaziando a ruota libera sulla vita, sui caratteri della gente, ma soprattutto sul carattere di quel nostro mondo, fatto di cantanti, attori, case discografiche, cinema, televisione e avvocati.
Una strana schermaglia la nostra, dove emergeva chiaramente la voglia di criticare, senza però fare i nomi, in modo che ognuno di noi, in caso di litigio, avesse un alibi e potesse dire: "No, io non mi riferivo né a Venditti e neanche a De Gregori" (si fa per dire). Ma spesso le parole, anche se il più delle volte erano solo dei frammenti, cadevano su un personaggio di cui non si poteva non fare il nome: Mogol.
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------- Parte 4 ---------
Come tutti, credo, la rottura di un'amicizia, di un fidanzamento o di un matrimonio è la cosa che più mi stupisce. Perché? Due s'incontrano, girano tutta l'Italia a cavallo, si costruiscono la casa nello stesso posto, sfornano un successo dopo l'altro toccando il cuore di tre generazioni... e a una data ora di un certo giorno, tutto questo finisce. "Perché?". La risposta praticamente non c'è stata.
Eppure tu parlasti molto. Più che altro parlasti per non farmi capire o forse per dirmi che la colpa non va ricercata dentro la persona di Mogol o di Lucio Battisti, ma nell'uomo in generale, che fin dalla nascita si porta dentro questo desiderio assurdo di voler dimostrare che lui non ha bisogno di nessuno e che può andare avanti benissimo da solo.
"Se è vero - mi dicesti - che le vendite dei miei dischi sono calate dopo la nostra separazione, è altrettanto vero che anche lui, da quel giorno, ha smesso di brillare".
Queste parole caddero come piombo sul tavolo, diffondendo nell'aria uno strano silenzio, pieno di immagini e di ricordi.
Notai nei tuoi occhi un senso di nostalgia che è tipica di chi non ha più bisogno del successo, perché tanto ne ha avuto, forse troppo, e chissà quanto ne avrà ancora ma non sa cosa farsene, perché ciò di cui ha bisogno è solo la compagnia di un amico. Quell'amico che, forse, è ancora lo stesso che ha saputo dare alle tue magiche note tanto sentimento, ed eravate come una sola anima, dove tu eri la musica e Mogol la poesia.
Con calma prendesti la bottiglia del vino e te ne versasti un bicchiere... e poi abbozzando un mezzo sorriso mi guardasti come se toccasse a me rompere il silenzio...
"E allora? - ti dissi quasi ridendo - Cosa si fa?". "Io dico che dovremmo vederci di più - mi dicesti -... per fare qualcosa insieme, non necessariamente per il pubblico, ma per divertirci noi...".
(segue 👇👇👇👇👇👇👇👇)
Come tutti, credo, la rottura di un'amicizia, di un fidanzamento o di un matrimonio è la cosa che più mi stupisce. Perché? Due s'incontrano, girano tutta l'Italia a cavallo, si costruiscono la casa nello stesso posto, sfornano un successo dopo l'altro toccando il cuore di tre generazioni... e a una data ora di un certo giorno, tutto questo finisce. "Perché?". La risposta praticamente non c'è stata.
Eppure tu parlasti molto. Più che altro parlasti per non farmi capire o forse per dirmi che la colpa non va ricercata dentro la persona di Mogol o di Lucio Battisti, ma nell'uomo in generale, che fin dalla nascita si porta dentro questo desiderio assurdo di voler dimostrare che lui non ha bisogno di nessuno e che può andare avanti benissimo da solo.
"Se è vero - mi dicesti - che le vendite dei miei dischi sono calate dopo la nostra separazione, è altrettanto vero che anche lui, da quel giorno, ha smesso di brillare".
Queste parole caddero come piombo sul tavolo, diffondendo nell'aria uno strano silenzio, pieno di immagini e di ricordi.
Notai nei tuoi occhi un senso di nostalgia che è tipica di chi non ha più bisogno del successo, perché tanto ne ha avuto, forse troppo, e chissà quanto ne avrà ancora ma non sa cosa farsene, perché ciò di cui ha bisogno è solo la compagnia di un amico. Quell'amico che, forse, è ancora lo stesso che ha saputo dare alle tue magiche note tanto sentimento, ed eravate come una sola anima, dove tu eri la musica e Mogol la poesia.
Con calma prendesti la bottiglia del vino e te ne versasti un bicchiere... e poi abbozzando un mezzo sorriso mi guardasti come se toccasse a me rompere il silenzio...
"E allora? - ti dissi quasi ridendo - Cosa si fa?". "Io dico che dovremmo vederci di più - mi dicesti -... per fare qualcosa insieme, non necessariamente per il pubblico, ma per divertirci noi...".
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------- Parte 5 ----------
"Sono d'accordo. L'unico rischio è che se ci divertiamo troppo poi facciamo anche successo". Cominciammo a ridere e scherzare con Claudia e Grazia, mentre i racconti si susseguirono fino a tarda sera e, probabilmente anche per questo ridere e scherzare forse, avevo sottovalutato il tuo stato d'animo.
Tre giorni dopo, tu mi telefonasti dicendomi che eri di passaggio a Molteno e che se volevo saresti venuto volentieri a Galbiate per fare quattro chiacchiere. Quel giorno avevo un appuntamento a Milano e per una serie di sfortunate coincidenze mi dimenticai, come eravamo rimasti d'accordo, di richiamarti.
Il giorno dopo telefonai a casa tua, ma non rispondeva nessuno.
Erano passati tanti giorni ormai, settimane, ed ero consapevole di non essermi comportato bene. Ma confidavo sul fatto che quando ci saremmo rivisti avrei ammesso la mia stronzaggine chiedendoti scusa e contavo sulla simpatia che nutrivi per me.
Un giorno telefonai a Mina dicendole che mi era venuta un'idea storica. "E qual è?", disse lei. "Un disco veramente rotondo... tu, io e Battisti. Ho pensato anche al titolo: "H2O", naturalmente tu saresti l'acca... cosa ne pensi?".
"E` una formula perfetta - disse lei - se riesce avremo da bere per parecchi mesi. Quando si comincia?".
"Telefono a Battisti e veniamo subito a casa tua così parliamo di tutto".
Da quel momento ho cominciato a cercarti ovunque, lasciando messaggi dappertutto, ma tu eri sparito. Neanche la Sony sapeva dov'eri. Finalmente dopo 20 giorni riesco a parlarti al telefono: mi resi conto che quel giorno a Galbiate l'avevo fatta grossa. Per quanto fosse forte e divertente l'idea di fare un disco in tre, non era abbastanza per colmare l'amarezza che ti avevo procurato. Il tono della tua voce era freddo, benché io cercassi in tutti i modi di riscaldarlo, per quanto fosse possibile al telefono da Londra a Roma, ma non c'è stato niente da fare. Più parlavo e più mi rendevo conto di non essere credibile: le mie scuse, purtroppo, risultavano mischiate a una richiesta di lavoro e quindi non del tutto disinteressate.
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"Sono d'accordo. L'unico rischio è che se ci divertiamo troppo poi facciamo anche successo". Cominciammo a ridere e scherzare con Claudia e Grazia, mentre i racconti si susseguirono fino a tarda sera e, probabilmente anche per questo ridere e scherzare forse, avevo sottovalutato il tuo stato d'animo.
Tre giorni dopo, tu mi telefonasti dicendomi che eri di passaggio a Molteno e che se volevo saresti venuto volentieri a Galbiate per fare quattro chiacchiere. Quel giorno avevo un appuntamento a Milano e per una serie di sfortunate coincidenze mi dimenticai, come eravamo rimasti d'accordo, di richiamarti.
Il giorno dopo telefonai a casa tua, ma non rispondeva nessuno.
Erano passati tanti giorni ormai, settimane, ed ero consapevole di non essermi comportato bene. Ma confidavo sul fatto che quando ci saremmo rivisti avrei ammesso la mia stronzaggine chiedendoti scusa e contavo sulla simpatia che nutrivi per me.
Un giorno telefonai a Mina dicendole che mi era venuta un'idea storica. "E qual è?", disse lei. "Un disco veramente rotondo... tu, io e Battisti. Ho pensato anche al titolo: "H2O", naturalmente tu saresti l'acca... cosa ne pensi?".
"E` una formula perfetta - disse lei - se riesce avremo da bere per parecchi mesi. Quando si comincia?".
"Telefono a Battisti e veniamo subito a casa tua così parliamo di tutto".
Da quel momento ho cominciato a cercarti ovunque, lasciando messaggi dappertutto, ma tu eri sparito. Neanche la Sony sapeva dov'eri. Finalmente dopo 20 giorni riesco a parlarti al telefono: mi resi conto che quel giorno a Galbiate l'avevo fatta grossa. Per quanto fosse forte e divertente l'idea di fare un disco in tre, non era abbastanza per colmare l'amarezza che ti avevo procurato. Il tono della tua voce era freddo, benché io cercassi in tutti i modi di riscaldarlo, per quanto fosse possibile al telefono da Londra a Roma, ma non c'è stato niente da fare. Più parlavo e più mi rendevo conto di non essere credibile: le mie scuse, purtroppo, risultavano mischiate a una richiesta di lavoro e quindi non del tutto disinteressate.
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-------- Parte 6 ---------
"L'idea è bella - mi dicesti - ma ci devo pensare... purtroppo ho altre cose da fare e poi devo un po' riordinare le mie idee".
"... Capisco ... comunque io non ti telefonerò più... qualora decidessi di dare il via a questo progetto che mi sembra importante come regalo da fare al tuo fan, a quello di Mina e ai miei due fans, sappi che io e Mina siamo pronti".
"Perché tu due?".
"Perché io ho avuto l'idea".
Per un attimo, il gelo che ci separava lo sentii infrangersi sotto il peso di una debole risata che non riuscisti a trattenere e che mi faceva sperare in una tua telefonata. Ma avevo dimenticato che eravamo sulla terra. E qui si ragiona in modo diverso da quei "Luoghi" dove ti trovi adesso. Da "Lì", dove sei tu, tutto è più chiaro. Le cose vengono viste con un'ottica diversa. L'ottica della purezza, il cui punto di vista è unico e al tempo stesso universale. Ma qui no. Qui non c'era più spazio per una telefonata, l'orgoglio ormai, non solo tuo, ma anche mio, aveva occupato tutti gli spazi possibili della "comprensione". Forte del fatto che dovevi essere tu a darmi una risposta, io non ti telefonai più. Non l'ho detto, ma senz'altro devo aver pensato che essendo "qualcuno", non potevo abbassarmi più di tanto. Senza pensare invece che sarei stato veramente qualcuno se t'avessi fatto una seconda e anche una terza telefonata. Ma qui, dove tu ci hai lasciati, non si poteva.
(segue 👇👇👇👇👇👇👇)
"L'idea è bella - mi dicesti - ma ci devo pensare... purtroppo ho altre cose da fare e poi devo un po' riordinare le mie idee".
"... Capisco ... comunque io non ti telefonerò più... qualora decidessi di dare il via a questo progetto che mi sembra importante come regalo da fare al tuo fan, a quello di Mina e ai miei due fans, sappi che io e Mina siamo pronti".
"Perché tu due?".
"Perché io ho avuto l'idea".
Per un attimo, il gelo che ci separava lo sentii infrangersi sotto il peso di una debole risata che non riuscisti a trattenere e che mi faceva sperare in una tua telefonata. Ma avevo dimenticato che eravamo sulla terra. E qui si ragiona in modo diverso da quei "Luoghi" dove ti trovi adesso. Da "Lì", dove sei tu, tutto è più chiaro. Le cose vengono viste con un'ottica diversa. L'ottica della purezza, il cui punto di vista è unico e al tempo stesso universale. Ma qui no. Qui non c'era più spazio per una telefonata, l'orgoglio ormai, non solo tuo, ma anche mio, aveva occupato tutti gli spazi possibili della "comprensione". Forte del fatto che dovevi essere tu a darmi una risposta, io non ti telefonai più. Non l'ho detto, ma senz'altro devo aver pensato che essendo "qualcuno", non potevo abbassarmi più di tanto. Senza pensare invece che sarei stato veramente qualcuno se t'avessi fatto una seconda e anche una terza telefonata. Ma qui, dove tu ci hai lasciati, non si poteva.
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-------- Parte 7 ------
La nube dell'orgoglio e dell'indifferenza si dissolve solo quando un amico scompare. Meno male, però, che tu non sei scomparso! Hai lasciato qui soltanto la fase ultima del tuo corpo, un po' malandato. Ma adesso dove sei tu, puoi scegliere. Puoi riprenderti il corpo che più ti aggrada negli anni migliori della tua giovinezza: quando cantavi "Giardini di Marzo", per esempio; e lo puoi modificare se qualcosa non ti andava. O di quand'eri bambino o di quando saresti diventato vecchio. Per la legge che niente si distrugge, tutto ciò che il tuo corpo materiale ha vissuto rimarrà intatto per sempre, in ogni sua fase, fin da quand'eri nel ventre di tua madre.
E "Lì", nei fantastici paesaggi dell'Universo, potrai sentirti contemporaneamente bambino, adolescente, giovane e adulto. Poiché non ci si può dimenticare che ogni essere, per il solo fatto di essere, è UNO, è VERO, è BUONO ed è BELLO; sono questi i quattro grandi valori classici.
E tu, adesso, hai conosciuto e avuto la conferma del quinto valore: ogni essere è ETERNO. Dalla terra con amore!
Adriano CELENTANO - Milano, 5 ottobre 1998
L'articolo completo qui:
https://www.io-sono.me/io-sono-me-dedicato-a-lucio-battisti
La nube dell'orgoglio e dell'indifferenza si dissolve solo quando un amico scompare. Meno male, però, che tu non sei scomparso! Hai lasciato qui soltanto la fase ultima del tuo corpo, un po' malandato. Ma adesso dove sei tu, puoi scegliere. Puoi riprenderti il corpo che più ti aggrada negli anni migliori della tua giovinezza: quando cantavi "Giardini di Marzo", per esempio; e lo puoi modificare se qualcosa non ti andava. O di quand'eri bambino o di quando saresti diventato vecchio. Per la legge che niente si distrugge, tutto ciò che il tuo corpo materiale ha vissuto rimarrà intatto per sempre, in ogni sua fase, fin da quand'eri nel ventre di tua madre.
E "Lì", nei fantastici paesaggi dell'Universo, potrai sentirti contemporaneamente bambino, adolescente, giovane e adulto. Poiché non ci si può dimenticare che ogni essere, per il solo fatto di essere, è UNO, è VERO, è BUONO ed è BELLO; sono questi i quattro grandi valori classici.
E tu, adesso, hai conosciuto e avuto la conferma del quinto valore: ogni essere è ETERNO. Dalla terra con amore!
Adriano CELENTANO - Milano, 5 ottobre 1998
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